Il cielo sopra di me
SCHEDA DESCRITTIVA
È mattina presto, a Milano. Una panchina di un parco è occupata da un fagotto di stracci e di fogli di giornale. Questo fagotto è un uomo, o quello che ne resta. Non un movimento, non una parola. Solo una valanga di detriti, i suoi ricordi e le sue riflessioni. Domenico Peverata, grande dignità finita calpestata dai tacchi dalla prepotenza della metropoli, dall’intolleranza dei suoi abitanti. Era stato un contadino, Domenico, un guerriero che fece sua la lotta per la riappropriazione delle terre in Calabria, quando i baroni avevano in pugno la vita della povera gente e non esitavano a sparare sui dimostranti. Il martire di una guerra, che scelse la coerenza di accettare, mite tra i lupi, un appezzamento di terra argillosa, un pugno di pietre, un Golgota di sudore e lacrime. Era stato un minatore, quando fu sradicato dal paese per la Germania, in cerca di pane per i figli. Trovò soltanto i pozzi, il buio e la paura. Era stato un muratore, un operaio nella Milano fredda e alienante, nella periferia dei sentimenti e dei valori. Era stato un comunista senza dogmi di partito, ma spontaneo, con il cuore e le viscere. E non si era mai piegato, davanti a nessuno, nemmeno alle necessità. Nemmeno quando le ossa, sfinite dalle lunghe notti all’addiaccio, reclamavano una minestra calda, un tetto, una pietà elemosinata. Solo il lavoro, il sudore della fronte gli avrebbero garantito il pane. Il suo flusso di coscienza continuo, che nasce in una giornata uguale a infinite altre, rompe gli argini, inonda con storie di una preziosa e ferita umanità, di una galleria di personaggi che sfilano muti e inermi; la prostituta che invecchia, il travestito che ha perso la forza di difendersi, il malato di mente vomitato fuori, in un mondo ostile, dall’ospedale psichiatrico che l’ha tenuto prigioniero per anni. E lo sguardo di Domenico incontra e si sofferma sui ricettacoli di questa armata di spettri, i parchi di notte, la stazione Centrale, le dolenti vie periferiche, con i loro carichi di rifiuti, solidi e dell’anima. La storia di un eroe, spezzato ma non sconfitto, che aspetta ancora il sole del mattino per farsi scaldare le ossa e il cuore, e che fa della sua legge morale il balsamo per lenire il dolore delle sue profonde ferite.